Le clamorose difficoltà del fascismo ad arginare la nonviolenza. Da Capitini ad Extinction Rebellion

Spero che non sparisca subito dalle cronache il caso del blocco della Leonardo di Brescia da parte di Extinction Rebellion, Ultima Generazione, e Palestina Libera.

In questi giorni i giornali ne parlano, poco, per le perquisizioni umilianti a cui sono state obbligate alcune attiviste di Extinction Rebellion.

Questa gaffe o stupidaggine, compiuta dalla Questura di Brescia non deve essere insabbiata nell' indifferenza perchè potrebbe servire a mettere in evidenza, davanti ad almeno una nicchia dell' opinione pubblica, quello che è l' atteggiamento abituale della Polizia verso il dissenso politico.

L' articolo più esplicitamente critico sulla vicenda l' ho trovato su Il Foglio ed è stato scritto da Adriano Sofri.

Lo potete leggere integralmente al link di seguito

https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2025/01/16/news/la-repressione-della-nonviolenza-agisce-come-pedagogia-della-violenza-7332503/

Sofri scrive tra l' altro:

...Poi, di fronte all’innegabilità, la polizia ammette, e sostiene che la procedura è avvenuta nel rispetto delle regole e della dignità delle persone. Le regole autorizzerebbero a verificare se i corpi delle manifestanti occultino dei corpi di reato, atti a nuocere all’incolumità della polizia, o a confermare il reato di cui sono accusati. I piegamenti servono a far fuoruscire dagli orifizi, nel caso di donne, armi o altri congegni (un barattolo di vernice nel culo? ovoli di eroina?). Il solo fatto che all’indomani giornali e altre sedi ospitino opinioni e discussioni sulla questione è un oltraggio al pudore dell’intelligenza. Aggiungo il dettaglio più rilevante. Chiunque capisce che nel denudamento e nella ginnastica anale imposta alle fermate c’è un intento, più o meno sadico, voluttuoso e pedagogico, di umiliarle, di abbassarne con la biancheria lo spirito, di fare dei loro corpi esattamente corpi di reato. Attività che non deve far dimenticare l’umiliazione e la perdita disgustosa di dignità inflitta a se stesse dalle poliziotte autrici della procedura. Che sia Bolzaneto o Brescia, la vergogna è su loro..... 

Ma il governo Meloni con i suoi provvedimenti era già riuscito a far pubblicare al Corriere della Sera – Cronaca di Roma una pagina come questa:



Era domenica 15 dicembre dopo la manifestazione nazionale della rete A Pieno Regime contro il DDL Sicurezza.

Qualcuno ha già chiamato il DDL 1160, il cosiddetto Disegno di legge “Sicurezza “, come la legge anti Gandhi.

Verranno infatti inasprite le pene per illegalità nonviolente, che non fanno del male a nessuno e non distruggono niente, compiute per finalità politiche, non per arricchirsi o trarre vantaggi perdonali.


Ma non è questa la prima fase storica italiana dove si contrappongo fascismo e nonviolenza.

Aldo Capitini è conosciuto dai più come l' ideatore e l' organizzatore della prima Marcia per la pace Perugia Assisi, nel 1962. Ma ha fatto nella sua vita, è morto nel 1968, molte altre cose interessanti e in Italia il suo lavoro  è molto sottovalutato 

Comunque  il suo ruolo più centrale nella società italiana l' ha avuto durante il fascismo.

Perse il lavoro alla Normale di Pisa per un provvedimento che ora chiameremo “ad personam”,

Giovanni Gentile, rettore dell' Università, dopo due anni di lavoro lo obbligò a prendere la tessera del Partito Fascista per continuare a rimanere nell' ateneo pisano, dove ricopriva un ruolo amministrativo, segretario, e non ancora docente come avrebbe fatto nel dopo guerra. Naturalmente non accettò e fu cacciato.

L' espulsione andò così:

Capitini era amico di uno studente di Filosofia della Normale, Claudio Baglietto, che aveva avuto una borsa di studio per frequentare corsi in una importante Università tedesca . Ma all' arrivo della chiamata di leva Baglietto rifiutò di rientrare in Italia e rimase all' estero. Gentile allora chiese a Capitini cosa pensasse del comportamento dello studente e alla risposta “Ha fatto bene ! “  in sostanza lo costrinse a lasciare l' Università sapendo benissimo che non avrebbe mai preso la tessera del Partito Fascista.

Capitini in seguito

dal 1933 al 25 luglio 1943, giorno in cui il filosofo perugino uscì dal carcere dove era detenuto per la seconda volta per l' attività antifascista, 

fece una grande opera di proselitismo tra i giovani intellettuali avvicinandoli all' antifascismo militante.

Tra le altre cose insieme al filosofo Guido Calogero organizzò il movimento liberalsocialista che mise insieme molti giovani poi divenuti conosciuti politici o intellettuali. Tra questi Norberto Bobbio, Ragghianti, Trombadori, Romano Luperini, Renato Guttuso.

Capitini non partecipò alla resistenza armata e non si iscrisse ai partiti politici quando questi tornarono legali. Rimase isolato anche se conosciuto e stimato da molti personaggi importanti. Per fare un nome il suo primo libro di argomento politico “ Elementi di un esperienza religiosa “ fu fatto pubblicare da Benedetto Croce a cui aveva consegnato alcuni manoscritti.

Nel suo impegno antifascista Capitini criticò la Chiesa Cattolica per non essersi opposta al fascismo, sostenendo che il regime mai avrebbe retto in Italia ad una opposizione della Santa Sede. Questa presa di posizione la spiegò come suggerita dalla conoscenza, già negli anni '30, della attività nonviolenta di Gandhi e del suo insegnamento alla non collaborazione come forte strumento di pressione politica..

Chissà se qualcuno lo ricorderà quando a ottobre 2025 si svolgerà la marcia Perugia Assisi speciale per il Giubileo, già preannunciata dagli organizzatori come la più grande di sempre come numero di partecipanti.


Chiudo qui la segnalazione della poca comprensione degli ambienti italiani fascisti dell' attività politica nonviolenta. Non sanno prenderle le misure e vanno in difficoltà.

Vedrete che ne riparleremo.


Marco Palombo


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